top of page

GLI ATTACCHI DI PANICO

Aggiornamento: 2 apr


L’attacco di panico è un breve episodio di ansia intollerabile che dura al massimo 20 minuti. E’ caratterizzato da sentimenti di apprensione, paura o terrore: la persona vive un senso di catastrofe imminente e ha spiccate manifestazioni neurovegetative. Il corpo presenta uno stato di attivazione fisiologica intensa e generalizzata. Possono esserci anche esperienze di depersonalizzazione e derealizzazione. L’attacco di panico arriva come un fulmine a ciel sereno, improvvisamente. Le persone non riescono a capire cosa stia succedendo loro e temono di poter perdere il controllo, svenire, impazzire, morire. Gli attacchi di panico hanno sempre un fattore scatenante, anche quando non si è in grado di riconoscerli come tali. Sono generati e mantenuti dalle interpretazioni catastrofiche che il paziente fa dei suoi sintomi fisici. Questo darà avvio a un vero e proprio circolo vizioso del panico. Il primo passo del trattamento è quindi quello di condividere con il paziente il ruolo dei suoi pensieri e delle convinzioni di pericolo nella genesi dei successivi episodi di panico.


Attacchi di panico sintomi

I sintomi fisici più comuni dell’attacco di panico sono:

  • Palpitazioni, cardiopalma o tachicardia

  • Sudorazione

  • Brividi o vampate di calore

  • Tremori fini o a grandi scosse

  • Parestesie

  • Dispnea o sensazione di soffocamento

  • Sensazione di asfissia

  • Dolore o fastidio al petto

  • Nausea o disturbi addominali

  • Sensazioni di sbandamento, instabilità, testa leggera o senso di svenimento

  • Derealizzazione o depersonalizzazione

  • Paura di perdere il controllo o di impazzire

  • Paura di morire

Attacchi di panico / Disturbo di panico - Caratteristiche

Quando gli attacchi di panico sono ricorrenti, si parla di “Disturbo di panico”.

Dopo aver provato una volta la spiacevole esperienza di un attacco di panico, la persona colpita teme che possa accadere di nuovo. Si apprende così ad avere “paura della paura” e si sviluppa una vera e propria ansia anticipatoria. Si innesca un circolo vizioso che può trasformare il singolo attacco di panico in un vero e proprio disturbo di panico. Gli attacchi di panico ripetuti influenzano l’intera esistenza del paziente, che manifesta una preoccupazione persistente per possibili implicazioni o conseguenze degli attacchi sulla sua vita e sul suo funzionamento. Questa preoccupazione deve avere durata superiore a un mese e deve compromettere uno o più ambiti di vita, familiare, sociale, lavorativa.


Attacchi di panico / Disturbo di panico - Cause e quanto è diffuso il disturbo di panico

Gli attacchi di panico sono molto diffusi, soprattutto tra i giovani. Si stima che circa il 30% della popolazione urbana soffrirà, almeno una volta nella propria vita, di un attacco di panico.

Chi ha un attacco di panico spesso si domanda: “Perché ho gli attacchi di panico? Perché a me? Perché ora?”. Le risposte possono essere trovate in tre fattori, che a volte agiscono insieme:

Alcuni di noi hanno una predisposizione genetica all’ansia e agli attacchi di panico.

Alcune circostanze e l’ambiente familiare in cui siamo cresciuti possono averci insegnato che il mondo è un posto pericoloso, che non siamo adeguati ad affrontarlo, ecc. Ad esempio, traumi come la malattia o la morte di un genitore o di un familiare possono creare questo tipo di vulnerabilità all’ansia. Anche i bambini che hanno avuto dei genitori iperprotettivi che, quindi, hanno involontariamente rinforzato il loro senso di vulnerabilità, da adulti potranno provare più ansia di altri.

Lo stress che possiamo incontrare in una determinata fase di vita e che non riusciamo a gestire. Può succedere che il normale livello d’ansia con cui tutti noi nasciamo possa aumentare ed esplodere in episodi di panico, più o meno intensi, a seguito di un evento stressante. L’ansia, infatti, se molto intensa, potrebbe crescere e superare la soglia oltre la quale si genera un vero e proprio attacco di panico.


Ecco un breve elenco di fattori stressanti:

  1. Prendere o cambiare lavoro;

  2. Trasferirsi lontano da casa;

  3. Comprare una casa;

  4. Sposarsi;

  5. Avere un figlio;

  6. Sentirsi intrappolati in matrimoni sbagliati o altre situazioni;

  7. Morte o malattia di qualcuno che amiamo;

  8. Grave depressione;

  9. Un periodo prolungato di stress associato a incertezza circa la propria o altrui salute, stabilità finanziaria e carriera;

  10. Piccoli cambiamenti, anche positivi, concentrati in un breve lasso di tempo.

Attacchi di panico - Conseguenze

La principale conseguenza è la tendenza a evitare tutte le situazioni o le persone ritenute pericolose o scatenanti.

Coloro che soffrono di attacchi di panico cercano di fuggire il prima possibile dalla situazione o dagli individui che provocano loro ansia o malessere: evitano situazioni simili nel futuro (evitamento), mettono in atto meccanismi che li rassicurano (comportamenti e rituali protettivi) ed esercitano attenzione selettiva rispetto alle proprie manifestazioni corporee.

Evitamento: evitare tutti i posti temuti, gli oggetti e le attività che pensiamo potrebbero causare un attacco di panico, ad esempio guidare, prendere la metropolitana, portare i bambini in posti affollati, volare, incontrare un amico in un posto chiuso, andare al ristorante, iscriversi a un corso, in palestra, andare a una festa, fare una riunione di lavoro, andare dal medico o dal dentista, andare al centro commerciale o al supermercato, chiedere informazioni a un impiegato. Dal momento che, nel caso del disturbo di panico, ciò che si teme di più sono le proprie sensazioni fisiche, si tenderà a evitare anche tutte quelle attività o sostanze che aumentano l’attivazione fisiologica dell’organismo. Non si berranno più caffè o bevande eccitanti, si eviterà l’attività fisica o sessuale, si prediligerà uno stile di vita riposante e all’insegna della prudenza.

Comportamenti e rituali protettivi: le persone spesso sviluppano un proprio modo di fare le cose che pensano le possa proteggere dall’insorgenza di un episodio di panico. Questi comportamenti danno un sollievo temporaneo ma, a lungo andare, mantengono il disturbo. Ad esempio, portare con sé una bottiglia di acqua o dei farmaci, chiamare qualcuno, farsi accompagnare, fare spese solo nei posti dove è possibile vedere l’uscita, sedersi sempre all’estremità della fila vicino all’uscita di emergenza, comprare meno di 10 oggetti per usare le casse veloci, ecc. A volte, alcuni gesti possono essere quasi delle superstizioni, come portare un corno con sé o toccare legno, ma in realtà non fanno altro che rinforzare il senso di vulnerabilità e di insicurezza.

Chi ha già avuto degli attacchi di panico è spaventato all’idea di averne altri: presta così attenzione a tutti i possibili segnali corporei che potrebbero indicare l’imminente arrivo di una crisi. Il porre attenzione selettivamente a queste sensazioni, in realtà, porterà a un abbassamento della soglia sensoriale, ovvero il paziente le percepirà più facilmente e più intensamente. Ecco quindi come l’attenzione selettiva mantiene il circolo vizioso, attraverso una errata conferma delle interpretazioni catastrofiche.

La paura dell’imminenza di un nuovo attacco produce uno stato di tensione generale e di irritabilità diffusa. È stato anche stabilito che gli attacchi di panico sono correlati ad altri disturbi quali la depressione e l’agorafobia.


Attacchi di panico (disturbo di panico) - Cura

Il trattamento del disturbo di panico.

La Terapia Cognitivo Comportamentale è molto efficace nella cura. Studi condotti in diversi paesi dimostrano che più dell’80% delle persone si libera degli attacchi di panico dopo un breve periodo di trattamento.

La Terapia Cognitivo Comportamentale del disturbo di panico si prefigge 5 obiettivi principali:

  1. Scoprire e abbattere le fonti di stress;

  2. Aumentare la tolleranza all’ansia o al disagio, ad esempio con la Mindfulness, e ristabilire un senso di sicurezza, riducendo la sensibilità alle sensazioni fisiche (tachicardia, tremore, respiro corto, ecc.) o mentali (paura di impazzire, di morire, di perdere il controllo) rilevanti per l’insorgenza degli attacchi di panico;

  3. Indebolire l’interpretazione catastrofica errata e gli schemi di minaccia, paura e pericolo sottostanti agli stati fisici o mentali;

  4. Incrementare le capacità di rivalutazione cognitiva (rivalutazione dei pensieri catastrofici) che portano all’adozione di una spiegazione alternativa realistica dei sintomi che causano paura o angoscia;

  5. Eliminare l’evitamento e altri comportamenti disfunzionali di ricerca di sicurezza.

Al fine di raggiungere questi obiettivi, la Terapia Cognitivo Comportamentale si articola nelle seguenti componenti:

  • Educazione al modello di Terapia Cognitiva del Panico (il circolo vizioso)

  • Esperimenti comportamentali: induzione dei sintomi in seduta e come homework

  • Ristrutturazione cognitiva degli esiti catastrofici più temuti delle sensazioni fisiche

  • Esposizione graduata in vivo

  • Prevenzione delle ricadute


Come vanno gestiti gli attacchi di panico?

A volte quando un attacco di panico si presenta per la prima volta ci si spaventa così tanto da recarsi in pronto soccorso. Va precisato che non causa pericoli per la salute fisica, ma che non esistono rimedi immediati. Possono essere utili i seguenti accorgimenti:

  • tranquillizzare il soggetto;

  • aspettare assieme che passi;

  • fermarsi se si sta lavorando o guidando;

  • controllare il respiro;

  • cercare di rimanere il più possibile ancorati alla realtà.

Il consiglio è comunque di andare da uno specialista, perché più rapidamente ce ne prendiamo carico e migliore potrà essere la prognosi.


Comments


bottom of page