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IDENTIKIT DEL CAREGIVER

Aggiornamento: 15 gen


Il caregiver è quella persona che si prende cura del malato soprattutto da un punto di vista pratico, sostenendolo nello svolgimento delle attività quotidiane e nella gestione di tutti quegli aspetti che comprendono la malattia. Non è solo un aiuto pratico, ma diventa un punto di riferimento anche sul piano emotivo e un pilastro su cui la persona malata sa di poter contare. Diventa quindi anche una sicurezza. Solitamente, chi ricopre questa figura è un familiare, ad esempio un coniuge o un figlio; alle volte può essere un amico; altre volte può essere una persona che viene pagata per fornire assistenza (badante), risultando un aiuto pratico che può diventare poi anche un sostegno emotivo.

Prendersi cura di un malato oncologico non è semplice e richiede la capacità di riadattarsi continuamente alle esigenze e all’evoluzione della malattia.


Cosa può aiutare il caregiver nella sua missione?


  • Avere cura di se per potersi prendere cura dell’altro: prendersi cura dell’altro e portare avanti tutti gli aspetti della propria vita può portare a trascurare se stessi, con il rischio di sviluppare ansia, depressione, insonnia, isolamento sociale. Per prevenire ciò è importante saper leggere i campanelli d’allarme e farsi aiutare: riconoscere i propri limiti è fondamentale per prendersi cura di se stessi e potersi poi prendere cura dell’altro;

  • Ascoltare la persona malata: dopo aver ricevuto una diagnosi di tumore, sono molteplici le emozioni che possono attraversare la persona malata, dall’incredulità alla negazione, una forte rabbia che può portare a modalità aggressive verso il mondo o ad una chiusura totale. Dopo questa fase, è possibile che si arrivi ad un’accettazione dello stato di malattia e un riadattamento alla nuova condizione. Tutto questo turbinio emotivo influenza inevitabilmente il caregiver, che può provare emozioni simili a quelli del paziente. Risulta così fondamentale poter condividere le proprie esperienze emotive, evitando così che i vissuti personali di ognuno ledano il rapporto ma usando anzi gli stessi per creare un collegamento, un’alleanza in questa difficile battaglia;

  • Instaurare un buon rapporto interpersonale con i curanti: questo aspetto è fondamentale, in quanto il caregiver è quella figura che è chiamata a camminare fianco a fianco del paziente in questo difficile percorso, dove le figure curanti, a partire dall’oncologo, il medico di base e tutti i sanitari dell’equipe, sono le guide che indirizzano la persona sulla strada della terapia. Risulta quindi fondamentale avere un buon dialogo con queste persone, aiutare il paziente a capire tutti gli aspetti della cura, riuscire a fare tutte le domande per risolvere i propri dubbi, eseguire la giusta e corretta cura farmacologica e i giusti passi per potersi prendere cura della situazione a trecentosessanta gradi;

  • Comprendere la volontà del malato rispetto al voler essere informato: il paziente ha il diritto di essere informato sul proprio stato di salute e su cosa comporta intraprendere una cura oppure no. Il caregiver deve collaborare con i curanti per garantire che questo avvenga e quali siano le condizioni psicologiche della persona, così da valutare come e quando informarlo sui diversi aspetti. Talvolta il caregiver si sostituisce al paziente nel rapporto con i medici e decide cosa sia meglio o no per il paziente. Questo spesso avviene perchè il caregiver ha paura di confrontarsi con l’impatto emotivo che le informazioni potrebbero elicitare nel paziente, avendo paura di non saper gestire l’eventuale reazione. Questo potrebbe però essere controproducente, perché se un paziente vuole sapere, oltre ad avere il diritto di essere informato, negargli di confrontarsi con la realtà potrebbe privarlo della possibilità di condividere le proprie paure e i propri dubbi, relegandolo così in uno stato di isolamento con importanti ricadute sul piano dell’umore;

  • Imparare a riconoscere gli effetti collaterali: è molto importante il punto di vista del caregiver, che può fornire importanti informazioni sullo stato di salute del paziente alle figure curanti, evidenziano sintomi e segni anomali mai verificatisi prima, spia di possibili effetti collaterali;

  • Informarsi sulle risorse socio-assistenziali: è importante che il caregiver supporti il malato nella ricerca di tutte quelle risorse presenti sul territorio che possano aiutare la gestione del paziente e della malattia, come ad esempio le tutele in ambito lavorativo sia per il caregiver che per il paziente: le agevolazioni fiscali riconosciute al malato oncologico, l’assistenza domiciliare; le cure palliative; le associazioni presenti che possono fornire supporto ed assistenza;

  • Accompagnare il malato al fine vita: ogni persona ha il proprio modo di affrontare un momento così delicato. Alcuni malati tendono ad isolarsi, altri preferiscono non rimanere mai soli e richiedono attenzioni e premure in maniera costante, altri alternano fasi di isolamento e fasi di ricerca dell’altro. Qualunque sia l’atteggiamento del malato, dev’essere rispettato. Lo stesso tipo di manifestazioni può avvenire nel caregiver, che può passare attraverso fasi di negazione, di rifiuto, di rabbia a fasi di riorganizzazione in cui si tenta di proteggere il malato e se stessi dall’angoscia e dal senso d’impotenza e smarrimento. Riuscire a superare il timore e l’imbarazzo del silenzio rappresenta per entrambi l’opportunità di sintonizzarsi sulle proprie paure e sulle proprie emozioni, così da sentirsi meno soli. Per il caregiver, ricevere supporto da un professionista può risultare la strategia principe per poter affrontare questo difficile momento, attivando le risorse personali necessarie per superarlo.

Bibliografia:

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